Come stuzzicare l'interesse per un nuovo sistema operativo, quando il pc, notebook, netbook, si trovano sugli scaffali già pronti con il nuovo windows 7? Impresa ardua se non impossibile. Per questo, vedete campeggiare in cima al blog un banner che invita a firmare una petizione in favore della liberalizzazione nel campo del software cioè cercare di fare una legge che contenga questi 3 punti:
1) Nella vendita di personal computer il prezzo dell'hardware deve essere riportato con voce distinta rispetto al prezzo della licenza d'uso del software eventualmente in dotazione.
2) E' consentito all'utente di rinunciare all'acquisto della licenza per il software e pagare solamente il prezzo dell'hardware.
3) Il prezzo indicato per la licenza d'uso del software deve essere realistico.
Se pensate che ciò sia giusto e attuabile firmate la PETIZIONE. già più di 100.000 persone hanno firmato! Anche questa è una libertà non credete?
P.S. esistono già negozi che vendono i PC senza sistema operativo. io per esempio l'ho comprato così e ovvio che bisognerebbe estendere il tutto ai supermercati, faremmo in questo modo una scelta senza obblighi. I soldi sono nostri!!
On. Ministro Bersani, per il tramite: Capo di Gabinetto: Egr. Dott. Goffredo Zaccardi e Vice Capo di Gabinetto: Egr. Dott.ssa Simonetta Moleti Vi scrivo in merito ad una liberalizzazione che potrebbe dare una forte spinta all'economia del nostro paese. Dal punto di vista del software per elaboratori elettronici l'Italia ha grandi potenzialità che non può sfruttare perché il mercato è dominato da operatori stranieri. Il problema fondamentale è che vi sono posizioni dominanti che vincolano le scelte degli utenti. Quello che chiedo è di intervenire per consentire agli utenti la scelta, chiedo di aprire il mercato in modo particolare per le PMI e per i singoli cittadini. Oggi non è di fatto possibile per un normale utente acquistare un elaboratore personale se non con il sistema operativo preinstallato di una marca ben determinata. E' sufficiente entrare in un qualsiasi negozio o supermercato o leggere le pubblicità per notare che nel settore non vi è concorrenza (perché i cittadini hanno di fatto un obbligo di acquisto congiunto). La mia proposta di liberalizzazione è semplice, potrebbe essere riportata in questo modo (sono un informatico, per cui mi scuso in anticipo dei termini impropri dal punto di vista giuridico). 1) Nella vendita di personal computer il prezzo dell'hardware deve essere riportato con voce distinta rispetto al prezzo della licenza d'uso del software eventualmente in dotazione. 2) E' consentito all'utente di rinunciare all'acquisto della licenza per il software e pagare solamente il prezzo dell'hardware. 3) E' consentito altresì a sole aziende che costruiscono o assemblano computer (non a privati) l'acquisizione della sola licenza d'uso al prezzo indicato per la licenza stessa in offerte pubbliche al più incrementato del 30% e per un numero minimo di 30 copie o comunque di 30 volte il quantitativo offerto se si tratta di offerte per la vendita congiunta di più elaboratori corredati di software. Il punto 1 afferma che se un consumatore vuole usare un sistema operativo o programmi applicativi diversi da quelli in dotazione ne ha la possibilità. Se è vero oggi che la maggior parte degli utilizzatori desiderano utilizzare ciò che viene fornito (magari solo perché non conoscono l'esistenza di alternative) è altresì non consentito agli altri di non pagare per la licenza di un software per loro inutile. Dal punto di vista tecnico il meccanismo di realizzazione potrebbe essere molto semplice. Chi vuole vendere macchine con software preinstallato pone nella confezione una busta chiusa con il codice di attivazione, l'utente che restituisce la busta chiusa non può tecnicamente usare il software preinstallato e non paga il prezzo della licenza relativa come dice il punto 2. Il punto 3 è un punto di garanzia. Serve per fare in modo che non vengano indicati importi irrisori o addirittura nulli per il prezzo della licenza del software di fatto reintroducendo l'acquisto congiunto dell'hardware e della licenza d'uso del software. Perché c'è bisogno di questa norma: - perché le aziende che costruiscono elaboratori sono di fatto obbligate da Microsoft (diciamo nome e cognome del responsabile) a vendere solo macchine con sistema operativo preinstallato. La posizione dominante del mercato fa in modo che il prezzo di acquisto della licenza del sistema operativo da vendere preinstallato possa variare in funzione della libertà data agli acquirenti. In pratica la ditta X che vuole vendere macchine con Windows e Linux può vedersi rincarato il prezzo che paga alla Microsoft per la licenza di Windows. Questo può rendere i prodotti di X meno competitivi sul mercato per la maggior parte degli utenti.
- perché questa situazione provoca l'effetto "rete", i cittadini non conoscono la possibilità di alternative, nei punti vendita non è consentita loro la scelta. Una volta che sono stati obbligati all'acquisto della licenza è difficile che provino strumenti alternativi.
- perché in questo momento la Microsoft sta lanciando Vista. Vista può avere qualche funzionalità aggiuntiva (la maggior parte delle "innovazioni" sono solo di natura estetica, la totalità delle "innovazioni" sono già presenti in altri sistemi operativi) ma costerà allo Stato, alle Aziende e ai cittadini tantissimo. Le versioni della licenza d'uso oggi hanno prezzi che variano da 150 a 400 euro al pubblico e obbligheranno ad aggiornare l'hardware. Usiamo oggi per scrivere documenti e posta elettronica macchine che hanno potenzialità spaventose, e i costi sono stati forzosamente gonfiati di conseguenza. Una stima di costo di 400 euro per ogni personal computer nei prossimi tre anni penso che sia una stima prudenziale. Se viene moltiplicato per il numero di personal computer presenti in Italia viene una cifra imponente, quasi una finanziaria! Una norma come quella proposta consente una scelta, non obbliga nessuno a usare Windows, Linux, MacOSX o altro, aumenta la concorrenza in questo campo in modo coerente a quanto questo Governo ha giustamente fatto per altri campi. Chi vuole Vista continuerà a farlo (non sarò mai io a proporre limitazioni ad alcuno) ma parimenti chi vorrà non usarlo o vorrà pensare a strumenti software alternativi con modelli economici diversi, potrà farlo.
- Sicuramente i fornitori del software (come Microsoft) obietteranno che una norma come quella proposta "incrementa la Pirateria". Se la chiave di attivazione è ben strutturata non ci sono rischi di copie abusive superiori a quelli attuali. Ma l'acquisto dell'hardware e la licenza di utilizzo del software sono contratti separati e di natura completamente diversa. Sarebbe come chiedere che per evitare la copia abusiva delle canzoni, ad ogni lettore CD fosse abbinata la vendita di tutti i CD prodotti negli ultimi anni. Con i lettori CD la concorrenza farebbe la sua parte, nessuna casa discografica controlla la quasi totalità del mercato. Microsoft in questo esempio è come una casa discografica che possedesse la quasi totalità del mercato, i produttori di lettori di CD per non scontentare la casa discografica sarebbero disposti a tutto, temerebbero di non avere accesso in futuro alle protezioni per riprodurre i CD del quasi-monopolista.
- L'investimento in software preinstallato di grandi multinazionali impoverisce il nostro paese. La conoscenza su tali prodotti proprietari chiusi è limitata all'azienda costruttrice del programma e il paese è sempre più vincolato alle scelte (e alle tasse occulte imposte) della azienda. Penso che molti dei forzati all'acquisto di Vista resterebbero volentieri ai sistemi attuali, ma l'azienda smetterà di fornire aggiornamenti obbligando di fatto tutti al cambiamento. Strumenti alternativi farebbero crescere aziende ad alta specializzazione Italiane nel campo del software con conseguente ritorno fiscale e aumento del livello di know how locale e di competitività internazionale.
Ringrazio per l'attenzione e mi dichiaro fin d'ora disponibile a ogni approfondimento che Lei Ministro o i suoi Consiglieri riterrete necessario. Renzo Davoli Professore di Informatica Docente di Sistemi Operativi, Università di Bologna Direttore Scientifico del Master in Tecnologia del Software Libero e Open Source Bologna, 12 febbraio 2007 A seguito della lettera il giorno 9 marzo 2007 ho incontrato il consigliere dott. Zaccanti. Osservazioni e Approfondimenti relative alla proposta a seguito dell'incontro con il dott. Zaccardi. Punti a favore della norma: - competitività: l'Italia è all'avanguardia nella innovazione nel campo del software libero (Siamo quarti nel mondo per numero assoluto di sviluppatori, abbiamo una densità di sviluppatori di software libero/open source per abitante quattro volte superiore agli Stati Uniti). Questa norma valorizzerebbe questo primato italiano. (fonte http://www.infonomics.nl/FLOSS/report/) A lungo termine può portare a minori costi strutturali per l'elaborazione automatica dei dati per tutti, imprese, enti pubblici e cittadini.
- esempio a livello europeo: questa norma potrebbe essere di esempio agli altri paesi dell'Unione. Grande attenzione a livello Europeo è posta sul campo del software libero e sulla predominanza del mercato di Microsoft. Nel primo caso si può vedere la creazione dell'Osservatorio per il Software Open Source da parte del Ministero dell'Industria Francese (diretto da un italiano residente in Francia: Roberto di Cosmo). (http://www.techworld.com/opsys/news/index.cfm?newsid=7508) Per le preoccupazioni relative alla libertà del mercato si vedano i numerosi pronunciamenti e ricorsi dell'antitrust europea. La norma potrebbe anche incrementare l'export delle ditte di E-commerce italiane. Se gli altri stati dell'Unione non fanno una norma simile chi all'estero vuole utilizzare software libero/open source troverebbe conveniente acquistare da aziende italiane le macchine che non può acquistare senza sistema operativo nel mercato locale.
- coerenza con richieste pressanti: in rete possono essere reperite numerosi interventi sull'annuosa questione della restituzione del prezzo della licenza del sistema operativo. Di fatto questa norma contrattuale prevista da Microsoft è inapplicabile perché fa riferimento a un prezzo non indicato. Si veda il caso di Paolo Attivissimo (http://www.attivissimo.net/rimborso_windows/istruzioni.htm) che è riuscito dopo lunghe peripezie ad avere una donazione di hardware di importo corrispondente al software. Non è stato restituito il denaro e questo sembra essere stato il modo elegante per l'azienda produttrice dell'hardware di cedere all'insistenza del dott. Attivissimo, facendo una donazione liberale *senza* revocare la licenza e scontentare quindi Microsoft. Oggi alcune aziende pur di non scontentare Microsoft hanno addirittura rinunciato alla vendita anche dell'hardware se non viene accettata la licenza d'uso del software, limitando così la scelta a chi vuole usare altri tipi di software (oppure obbligando al pagamento della tassa pro-Microsoft).
Si veda anche il ricorso dell'ADUC all'antitrust (http://www.aduc.it/dyn/documenti/docu_mostra.php?id=126588) e relativa risposta (http://www.aduc.it/dyn/comunicati/comu_mostra.php?id=152591). In questo documento l'antitrust afferma che c'è la possibilità di acquisire i computer senza sistema operativo. La norma proposta non farebbe che sare piena attuazione alla sentenza. La ditta DELL ha messo recentemente un rete un sito per raccogliere le richieste dei clienti sui prodotti. In quindici giorni più di centomila persone hanno chiesto di poter avere Linux preinstallato o nessun sistema operativo (http://www.dellideastorm.com/popular/). La ditta DELL è anche stata portata quale esempio in un recente seminario dal dott. Boccadamo della Microsoft (dibattito Davoli/Boccadamo su "Quale software per l'Ateneo di Bologna", 22 febbraio 2007) presto dovrebbe essere trasmesso da Arcoiris TV, via rete e satellite (www.arcoiris.tv). Egli ha affermato che la DELL vende macchine prive di sistema operativo, e ciò è parzialmente vero: peccato che lo faccia solo per alcuni modelli, con alcune tipologie di clienti e solo tramite specifici canali commerciali, di fatto escludendo i normali cittadini. (fonte: si può verificare direttamente dal sito di E-commerce della DELL: www.dell.it, tra l'altro pochi minuti fa un operatore della Dell mi ha detto che il prezzo per i privati non cambia.... è quindi come il caso di Attivissimo, la tassa Microsoft viene pagata in ogni caso). Valenza politica del provvedimento: Questo provvedimento non prevede alcuna spesa a carico dello Stato e riceverebbe il plauso immediato della comunità degli sviluppatori di software libero/open source e delle Aziende correlate. Non dovrebbe portare ad alcun aggravio di spesa per gli utenti che liberamente decidono di mantenere il sistema Windows. E' irreale pensare che l'inserimento di una busta o di un codice nella confezione comporti una variazione sostanziale al prezzo. Nota: l'incremento al prezzo del 30% indicato nella proposta per la vendita del software separata dall'hardware per i costruttori e assemblatori di hardware è puramente indicativo. La misura del 30% dovrebbe scoraggiare da un lato l'indicazione di prezzi irreali, dall'altro scoraggiare l'uso di questa possibilità potendo avere condizioni migliori tramite contrattazione diretta invece che acquistando da un concorrente. Renzo Davoli ha 43 anni. E' professore universitario a tempo pieno (quindi lavora esclusivamente per lo Stato e per il proprio Ateneo). Insegna Sistemi Operativi al Corso di Studi in Informatica e Progettazione di Sistemi Virtuali alla laurea Specialistica in Informatica. In passato ha insegnato Architettura degli Elaboratori, Linguaggi di Programmazione, Tecniche Speciali di Elaborazione, Sicurezza. I Sistemi Virtuali sono il suo attuale interesse di ricerca. E' autore di numerosi articoli scientifici in riviste e conferenze internazionali, ha partecipato e partecipa come revisore per riviste e conferenze. E' autore di molti programmi innovativi distributi con licenza libera nelle distribuzioni di software libero (Linux, FreeBSD etc.). E' il direttore scientifico del Master in Tecnologia del Software Libero e Open Source dell'Università di Bologna. E' stato il direttore generale della conferenza mondiale di didattica dell'informatica denominata "Innovation and Technology in Computer Science Education (ITiCSE06)" organizzata a Bologna nel giugno 2006 dalla maggiore società scientifica di Informatica: la ACM (Association for Computer Machinery) di New York. La conferenza riunì più di 230 docenti di informatica di più di 30 nazionalità diverse. E' consulente tecnico del tribunale di Bologna in materia di Crimini Informatici. Come impegno civile divulga la cultura del software libero tramite scritti e seminari (che svolge gratuitamente dietro il mero rimborso delle spese di viaggio). Lettera spedita il 12 Mar 2007 per posta elettronica. Verificata telefonicamente la ricezione. Verbatim Copying. 2007. Renzo Davoli.
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