Più immigrati non vuol dire più criminalità. E tra le collettività straniere che hanno il rapporto percentuale più basso tra carico di denunce penali e numero di connazionali residenti in Italia, ci sono moldavi, romeni, albanesi e cinesi. Lo rileva il Cnel, nell'annuale rapporto, 484 pagine, giunto alla settima edizione, sugli «Indici di integrazione degli immigrati in Italia». Dal 2005 al 2008, fa notare il Cnel, «i residenti stranieri sono aumentati del 45,7%, mentre le denunce contro di loro sono cresciute solo del 19 per cento».
In valori assoluti, evidenzia il rapporto, il numero di denunce complessive (riguardanti italiani e stranieri insieme) è stato nel 2005 di 2.579.124, nel 2006 di 2.771.440, nel 2007 di 2.993.146 e nel 2008 di 2.694.811. Di queste, il numero di quante hanno riguardato cittadini stranieri è di 248.291 nel 2005, 275.482 nel 2006, 299.874 nel 2007 e 297.708 nel 2008. Se si ipotizza, quindi, sottolina il presidente vicario dell'Organismo nazionale di coordinamento delle politiche di integrazione degli stranieri del Cnel, Giorgio Alessandrini, che «l'aumento di denunce a carico degli stranieri nel 2008, rispetto al 2005, sia addebitabile agli stranieri registrati come nuovi residenti, si arriva alla conclusione che a carico dei nuovi venuti vi è un denunciato ogni 25 individui (esclusi irregolari e stranieri di passaggio), mentre a carico di tutti i residenti in Italia (italiani e stranieri) vi è un denunciato ogni 22 individui e viene così a cadere il pregiudizio di una maggiore pericolosità degli stranieri».
Per quanto riguarda, poi, le singole collettività, gli immigrati provenienti dalla Moldavia possono essere considerati i più virtuosi (la differenza tra la percentuale delle denunce e quella dei residenti è di 9,6 punti a favore di quest'ultima). A seguire ci sono i romeni (-6,5%), gli albanesi (-4,8%) e i cinesi (-1,8 per cento). Marocco, Senegal, Tunisia, Nigeria ed Egitto totalizzano invece il 29,6% delle denunce presentate contro stranieri, anche se i soggiornanti sono solo il 18,7% della popolazione immigrata.
L'Emilia Romagna si conferma, inoltre, la regione con il più alto potenziale di integrazione in Italia, mentre la Sicilia offre le condizioni di inserimento socio-occupazionale più paritarie tra immigrati e italiani. Buone anche le performance sull'accoglienza di Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Lazio e Veneto. Fanalini di coda: Abruzzo, Puglia e Sardegna. Tra le province, il primato spetta a Parma, seguita da Reggio Emilia e Vicenza. Una curiosità, infine, sulle opportunità di inserimento lavorativo. Nel 2008 le collettività straniere ad aver avuto il miglior livello occupazionale, rapportato al numero di connazionali residenti, sono state quelle originarie di India, Romania, Moldavia, Albania, Ucraina e Marocco. Posizione intermedie per cinesi, filippini, peruviani. Poche, invece, le possibilità d'impiego per gli immigrati di Sri Lanka, Ecuador, Pakistan e Nigeria. fonte: Il Sole 24 Ore
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